Un giovane su due preda della rete

pericoli internetI genitori sono spesso ignari dei rischi che corre la figlia o il figlio in internet. Un recente studio dell'Università di Zurigo evidenzia che in Svizzera un adolescente su due è stato confrontato con immagini a carattere pornografico in rete, è stato vittima di cybermobbing o ha incontrato persone conosciute in rete.

L'indagine – condotta da ricercatori della facoltà di comunicazione dell'Università di Zurigo e che si basa su un sondaggio effettuato fra 1000 giovani fra i 9 e i 16 anni – ha messo in evidenza che il 38% dei ragazzi e delle ragazze è stato confrontato negli ultimi 12 mesi con immagini pornografiche. Ciò è avvenuto nella misura del 21% attraverso internet.

Nel 13% dei casi queste immagini sono state viste attraverso finestre "pop up" che si aprono automaticamente. I genitori spesso non sono consapevoli del problema: nel 40% dei casi non sanno che i figli hanno visto immagini o film a carattere sessuale.

Alla pornografia si aggiungono gli episodi di bullismo, che per il 15% avviene nel "mondo reale", per il 5% attraverso la rete e nel 4% dei casi con l'uso di telefonini. Soltanto il 45% dei genitori è consapevole che i figli sono stati vittima di cybermobbing, il 53% è all'oscuro del fenomeno.

Un altro 25% dei giovani ha ammesso di aver contattato sconosciuti attraverso internet e il 7% si è anche incontrato con queste persone. Su questo punto lo studio ha evidenziato una chiara differenza fra i sessi: i maschi hanno incontrato due volte di più sconosciuti rispetto alle femmine.

Sommando i vari rischi, lo studio ha estrapolato la cifra di 338 000 bambini e adolescenti toccati da questi problemi, e di 65 000 giovani preoccupati o disturbati da quanto hanno vissuto. Si tratta di "cifre considerevoli", secondo il responsabile dello studio Martin Hermida. Sull'argomento è stato realizzato un manuale rivolto ai genitori, con i "consigli per un utilizzo sicuro dei media digitali", che può esser scaricato in italiano dal sito www.giovaniemedia.ch.

(fonte: Agenzia telegrafica svizzera)


Studio dell'Università di Zurigo